venerdì 4 aprile 2008

Il petrolio sta finendo?

Qualche settimana fa ho visto una puntata di Report che trattava il tema dell’energia, del timore dell’esaurimento dei combustibili fossili e della necessità di affidarsi a fonti energetiche “alternative”. Ritengo che Report sia una delle trasmissioni migliori della televisione italiana, ma in alcune puntate si evidenzia un difetto: la mancanza di un contraddittorio, di voci che esprimano tesi ed opinioni differenti. Ad esempio, questo è avvenuto in una puntata (se non sbaglio) della scorsa stagione, in cui veniva mostrato un filmato “complottista” sull’11 settembre: la realtà è che il documentario era (all’epoca) vecchio di due anni e conteneva molto materiale obsoleto e ormai ritenuto errato (e ridicolo) anche dagli stessi complottisti; in quella occasione mancavano totalmente interviste ad esperti o tecnici che potessero confutare le tesi complottiste (che già si erano dimostrate errate), rendendo l’inchiesta inutile e a tratti anche fastidiosa.

Ma torniamo alla puntata sull’energia. La tesi sostenuta è che ormai i combustibili fossili (ed, in particolare, il petrolio) stanno per esaurirsi o, più precisamente, che la capacità estrattiva non riesce a stare dietro alla crescente richiesta (in particolare da economie in espansione come la Cina) e che non sarà possibile aumentare la produzione ancora per molto tempo: il “picco” della produzione, secondo alcune analisi (ad esempio quella dell’ASPO, “Associazione studio picco petrolio e gas”), si raggiungerà nel 2010. È quindi indispensabile investire pesantemente nelle fonti rinnovabili, ma probabilmente non c’è tempo a sufficienza e quindi, secondo alcuni analisti, ci aspetta una crisi energetica di proporzioni mondiali.

Fermo restando che io sono pienamente d’accordo sulla necessità di svincolarci dal petrolio e dagli altri combustibili fossili (se non altro per problemi di inquinamento e di bolletta energetica), la domanda che mi pongo è se tutto questo allarmismo sia giustificato. I miei dubbi sono alimentati anche dalla lettura, un paio di anni fa, di un interessante libro (ormai introvabile in Italia) dal titolo “l’ambientalista scettico”, di Bjorn Lomborg, uscito nel 2001. L’autore è un (ex) membro di Greenpeace che, cercando di dimostrare scientificamente, dati alla mano, le sue tesi ambientaliste, si è convinto dell’esatto contrario: non è vero che la situazione dell’ambiente ed, in genere, le prospettive del nostro pianeta siano così negative come ci vogliono far credere gli ambientalisti.

Cercando su Google il nome di Lomborg, si trovano pareri in suo favore e altri estremamente critici; io non sono un esperto in materia, quindi non ho gli strumenti per poter giudicare con cognizione di causa la correttezza di una posizione o dell’altra… certo è che alcune conclusioni di Lomborg, spiegate e dimostrate attraverso un’impressionante mole di dati, sembrano difficilmente attaccabili (a meno di non confutare i dati di partenza, come fanno alcuni “detrattori”). Prendiamo ad esempio il capitolo sull’energia, tanto per restare in tema (ma il libro tratta anche di inquinamento, di riscaldamento globale, di deforestazione, di sovrappopolazione, e così via).

Da sempre il petrolio sta per esaurirsi, secondo le previsioni di “Cassandre” più o meno autorevoli; ad esempio, un gruppo di scienziati pubblicò nel ’72 uno studio che ebbe una notevole influenza (“i limiti dello sviluppo”, citato anche da Report), che “dimostrava” l’esaurimento del petrolio e di molte altre risorse prima del 1992. E’ vero che il prezzo del petrolio è salito enormemente, in particolare negli ultimi tempi (dal 1999 ad oggi), ma questo, da quello che ho letto, non è dovuto ad un imminente esaurimento dei pozzi. (ad esempio, qui potete trovare un interessante articolo sulle motivazioni degli aumenti del greggio).

In sintesi, e semplificando notevolmente, Lomborg sostiene che:

  • Il petrolio c’è, basta cercarlo bene: vanno effettuate le ricerche per scoprire nuovi giacimenti. In molti paesi, invece (in particolare dell’OPEC), le ricerche sono effettuate molto raramente, perché costose: è più redditizio sfruttare i pozzi già aperti.
  • Grazie all’avanzamento delle tecnologie, lo sfruttamento delle risorse note può avvenire in maniera più efficiente, il che può portare ad un aumento del rendimento di ciascun pozzo e alla possibilità di sfruttare giacimenti che fino a poco fa era troppo costoso o difficile utilizzare.

Inoltre, visto che l’oggetto del contendere non è il petrolio, ma l’energia, vanno considerate anche le altre risorse, vale a dire:

  • Altri combustibili fossili: gas (meno inquinante, ma più difficile e costoso da trasportare rispetto al petrolio), carbone fossile (più inquinante); Lomborg cita anche le sabbie bituminose e l’olio di scisto, dai quali si può estrarre petrolio, anche se con procedimenti complessi e quindi costosi (ma col petrolio sopra i 100$ potrebbe iniziare ad essere conveniente…). Lomborg cita fonti secondo le quali l’olio di scisto è 242 volte più abbondante del petrolio.
  • Energia nucleare: a parte problemi di sicurezza e scorie radioattive, la questione da affrontare è l’efficienza energetica e gli alti costi; si spera nella fusione, ma è ancora lontana (nel libro si parla del XXII secolo).
  • Energie rinnovabili: attualmente forniscono una porzione trascurabile della produzione di energia (0,6% nel 2000, dati EIA), ma è probabile che la situazione cambi. I costi del solare e dell’eolico sono calati del 94-98% negli ultimi 20 anni, e sono sul punto di diventare redditizi. La quantità di energia a disposizione è difficilmente immaginabile: ad esempio il sole irradia una quantità di energia pari a circa 7000 volte il consumo totale attuale (dati del 1997), e (tanto per dare un’idea) l’intero fabbisogno potrebbe essere soddisfatto da un impianto di celle solari che ricopra meno del 2,6% del deserto del Sahara (ossia un quadrato di meno di 500 km di lato).

Le conclusioni di Lomborg quindi sono orientate all’ottimismo: il petrolio non si sta esaurendo, e (considerando anche gli altri combustibili fossili) abbiamo ancora circa 5.000 anni (!) di energia, a livello di consumo attuale (ossia del 2001). Quindi c’è il tempo per affinare e perfezionare lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, della fusione nucleare e di chissà quale altra diavoleria riusciremo ad inventarci.

Come dicevo precedentemente, non ho le conoscenze o l’esperienza né per confutare né per confermare le tesi di Lomborg; alcune previsioni nel capitolo si sono rivelate errate, come le stime sull’andamento del prezzo del petrolio, e alcune conclusioni mi sembrano un po’ semplicistiche, in particolare sulla possibilità di utilizzare il petrolio contenuto negli scisti bituminosi. Volevo comunque mostrare una voce “fuori dal coro” che i media ci presentano quotidianamente sul baratro che ci sta aspettando.

L’idea che mi sono fatto è che siamo di fronte ad una transizione complessa, un periodo in cui bisognerà gestire una risorsa che sarà più cara e scarsa di quanto siamo abituati; ma probabilmente ce ne sarà ancora per qualche decennio, che spero (e credo) saranno sufficienti per la transizione verso fonti alternative. In questo senso, voglio sposare l’ottimismo di Lomborg, anche perché ritengo che il catastrofismo non aiuti!

Vorrei infine segnalare il blog di Giuseppe Bertoncello che, tra gli altri argomenti, tratta questo tema in maniera più approfondita ed autorevole di quanto possa fare io. Sono molto interessanti entrambi i post (questo e quest’altro) sul tema petrolio ed energia, nonché tutti i commenti (pro e contro) che si possono leggere.

Chiudo con una frase di Ahmed Zaki Yamani, ex ministro del petrolio e delle risorse naturali Saudita e uno dei fondatori dell’OPEC: “L’età della pietra non finì perchè finirono le pietre; anche l’età del petrolio giungerà a termine, ma non sarà per mancanza di petrolio”.

Ciao!

3 commenti:

Sandro kensan ha detto...

«ad esempio, un gruppo di scienziati pubblicò nel ’72 uno studio che ebbe una notevole influenza (“i limiti dello sviluppo”, citato anche da Report), che “dimostrava” l’esaurimento del petrolio e di molte altre risorse prima del 1992.»

Secondo me il problema è questo, le informazioni che tu citi sono state diffuse dai mass media per molto tempo e interpretate dai giornalisti in innumerevoli testate, quindi ora mai sono la verità.

Il Club di Roma che ha pubblicato il libro i limiti dello sviluppo si trova in libreria ma il suo contenuto non è importante, quello che è importante è quello che appare sui media di quel libro.

Siamo un popolo che ha perso il concetto di realtà e segue quello dell'apparire.

Comunque conosco una persona che quel libro l'ha letto e mi ha confermato quanto si dice su wikipedia:

http://it.wikipedia.org/wiki/Club_di_Roma
http://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_sui_limiti_dello_sviluppo

Riporto quanto dice ASPO Italia su questa questione:

Per finire, però, bisogna di nuovo andare a spiegare la faccenda della famosa tabella che conterrebbe le "previsioni sbagliate" del libro; quella che tutti citano. Ebbene, è una leggenda che ha origine nel 1986 con un articolo su Forbes di Ronald Bailey. Bailey ha fatto uso di uno dei trucchi propagandistici più semplici e più efficaci: andare a prendere una singola affermazione o un dato, citarla fuori contesto e usarla per demolire l'avversario. In questo caso, Bailey è andato a prendersi i numeri di una particolare colonna (la colonna 7) della tabella 4 del libro del 1972 e da questi numeri, interpretati a modo suo, ha demolito tutto il libro. Era, in primo luogo, disonesto andarsi a prendere proprio i numeri di quella colonna che, fra l'altro, erano gli unici che potevano essere intesi come "previsioni sbagliate". Le altre colonne davano numeri completamente diversi che non avrebbero potuto prestarsi all'accusa. Ma il punto era che nessuno di quei numeri era il risultato di una "previsione" fatta dagli autori del libro. Erano dati presi da una pubblicazione dell'USGS (united states geological survey) riportati li' per scopo illustrativo.

Tutto qui: da un grammo di verità, come al solito, si fa una tonnellata di bugie.

Saluti, Sandro kensan.

Giovanni ha detto...

Grazie per la precisazione e per gli interessanti link che hai postato.
Nel mio post, da (per mia stessa ammissione) ignorante in materia, ho riportato quanto letto nel libro di Lomborg; quello da te criticato, probabilmente a ragione, era uno dei tanti esempi che riportava sulle previsioni errate fatte da 100 anni a questa parte.
Mi piacerebbe sapere se hai letto il libro di Lomborg e, in caso, cosa ne pensi, anche se immagino già di sapere il tuo giudizio...
Che dire: leggendo, anche se superficialmente ("purtroppo" ho un lavoro!), una serie di articoli su Internet, sembra che la catastrofe sia imminente, e che ben poco si possa fare (in particolare in Italia). Il mio sarà solo un nascondere la testa sotto la sabbia, ma preferisco pensare che qualche speranza ci sia ancora...

P.S. una curiosità: come hai trovato il mio blog? Non ho molti visitatori... :-)

Sandro kensan ha detto...

Ciao Giovanni,
ho trovato il tuo sito con il servizio di google che riguarda i blog: blogsearch.

Ogni tanto cerco termini che riguardano il petrolio e ho trovato il tuo articolo.

Poi ho deciso di rispondere al post perché alcune inesattezze che hai riportato e che riguardavano il libro di Lomborg (che non ho letto) mi hanno infastidito. Sai le ho lette tante volte e questa volta ho deciso di scrivere un commento, nulla di che.

Forse non sai che c'è gente che a tempo pieno si occupa di screditare le teorie picchiste o gli scienziati del club di Roma.

Comunque se sei interessato all'argomento petrolio prova a seguire il blog di aspo italia su blogspot, li c'è gente preparata.

Ciao e buon lavoro.