martedì 29 aprile 2008

Un periodo intenso

In questo periodo non riesco ad aggiornare con continuità questo mio blog; ai “normali” impegni lavorativi e familiari, infatti, si è aggiunta una crescente attività che culminerà nella seconda metà di maggio, quando ci trasferiremo nella casa nuova (quella vicino al Parco della Caffarella, del quale ho parlato in un mio post di febbraio).

Al momento la casa è un vero cantiere, anche se ormai si intravede la luce alla fine del tunnel (è più di un mese, infatti, che i lavori vanno avanti). Il coordinamento di tutte le attività necessarie al completamento dei lavori ha messo a dura prova le mie capacità di “project management”, nonché le mie sottili arti diplomatiche, e mi ha permesso di imparare tante cose nuove (ad esempio, non avevo mai sentito parlare prima di “jolly” delle piastrelle…).

Coordinare e sincronizzare gli interventi di muratori, idraulici, elettricisti, pittori, piastrellisti, falegnami, parquettisti, trasportatori, nonché i fornitori di sanitari, rubinetteria, piastrelle, carta da parati, mobili vari, ecc. a volte è stato un po’ problematico, ma alla fine sembra che tutto si stia risolvendo per il meglio! OK, preferisco non parlare, è meglio non vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato!

Spero quindi che, una volta che i lavori saranno ultimati e tornerò al mio "tran tran" quotidiano, potrò ricominciare a scrivere con maggiore regolarità, magari anche di argomenti più interessanti. A presto!

venerdì 4 aprile 2008

Il petrolio sta finendo?

Qualche settimana fa ho visto una puntata di Report che trattava il tema dell’energia, del timore dell’esaurimento dei combustibili fossili e della necessità di affidarsi a fonti energetiche “alternative”. Ritengo che Report sia una delle trasmissioni migliori della televisione italiana, ma in alcune puntate si evidenzia un difetto: la mancanza di un contraddittorio, di voci che esprimano tesi ed opinioni differenti. Ad esempio, questo è avvenuto in una puntata (se non sbaglio) della scorsa stagione, in cui veniva mostrato un filmato “complottista” sull’11 settembre: la realtà è che il documentario era (all’epoca) vecchio di due anni e conteneva molto materiale obsoleto e ormai ritenuto errato (e ridicolo) anche dagli stessi complottisti; in quella occasione mancavano totalmente interviste ad esperti o tecnici che potessero confutare le tesi complottiste (che già si erano dimostrate errate), rendendo l’inchiesta inutile e a tratti anche fastidiosa.

Ma torniamo alla puntata sull’energia. La tesi sostenuta è che ormai i combustibili fossili (ed, in particolare, il petrolio) stanno per esaurirsi o, più precisamente, che la capacità estrattiva non riesce a stare dietro alla crescente richiesta (in particolare da economie in espansione come la Cina) e che non sarà possibile aumentare la produzione ancora per molto tempo: il “picco” della produzione, secondo alcune analisi (ad esempio quella dell’ASPO, “Associazione studio picco petrolio e gas”), si raggiungerà nel 2010. È quindi indispensabile investire pesantemente nelle fonti rinnovabili, ma probabilmente non c’è tempo a sufficienza e quindi, secondo alcuni analisti, ci aspetta una crisi energetica di proporzioni mondiali.

Fermo restando che io sono pienamente d’accordo sulla necessità di svincolarci dal petrolio e dagli altri combustibili fossili (se non altro per problemi di inquinamento e di bolletta energetica), la domanda che mi pongo è se tutto questo allarmismo sia giustificato. I miei dubbi sono alimentati anche dalla lettura, un paio di anni fa, di un interessante libro (ormai introvabile in Italia) dal titolo “l’ambientalista scettico”, di Bjorn Lomborg, uscito nel 2001. L’autore è un (ex) membro di Greenpeace che, cercando di dimostrare scientificamente, dati alla mano, le sue tesi ambientaliste, si è convinto dell’esatto contrario: non è vero che la situazione dell’ambiente ed, in genere, le prospettive del nostro pianeta siano così negative come ci vogliono far credere gli ambientalisti.

Cercando su Google il nome di Lomborg, si trovano pareri in suo favore e altri estremamente critici; io non sono un esperto in materia, quindi non ho gli strumenti per poter giudicare con cognizione di causa la correttezza di una posizione o dell’altra… certo è che alcune conclusioni di Lomborg, spiegate e dimostrate attraverso un’impressionante mole di dati, sembrano difficilmente attaccabili (a meno di non confutare i dati di partenza, come fanno alcuni “detrattori”). Prendiamo ad esempio il capitolo sull’energia, tanto per restare in tema (ma il libro tratta anche di inquinamento, di riscaldamento globale, di deforestazione, di sovrappopolazione, e così via).

Da sempre il petrolio sta per esaurirsi, secondo le previsioni di “Cassandre” più o meno autorevoli; ad esempio, un gruppo di scienziati pubblicò nel ’72 uno studio che ebbe una notevole influenza (“i limiti dello sviluppo”, citato anche da Report), che “dimostrava” l’esaurimento del petrolio e di molte altre risorse prima del 1992. E’ vero che il prezzo del petrolio è salito enormemente, in particolare negli ultimi tempi (dal 1999 ad oggi), ma questo, da quello che ho letto, non è dovuto ad un imminente esaurimento dei pozzi. (ad esempio, qui potete trovare un interessante articolo sulle motivazioni degli aumenti del greggio).

In sintesi, e semplificando notevolmente, Lomborg sostiene che:

  • Il petrolio c’è, basta cercarlo bene: vanno effettuate le ricerche per scoprire nuovi giacimenti. In molti paesi, invece (in particolare dell’OPEC), le ricerche sono effettuate molto raramente, perché costose: è più redditizio sfruttare i pozzi già aperti.
  • Grazie all’avanzamento delle tecnologie, lo sfruttamento delle risorse note può avvenire in maniera più efficiente, il che può portare ad un aumento del rendimento di ciascun pozzo e alla possibilità di sfruttare giacimenti che fino a poco fa era troppo costoso o difficile utilizzare.

Inoltre, visto che l’oggetto del contendere non è il petrolio, ma l’energia, vanno considerate anche le altre risorse, vale a dire:

  • Altri combustibili fossili: gas (meno inquinante, ma più difficile e costoso da trasportare rispetto al petrolio), carbone fossile (più inquinante); Lomborg cita anche le sabbie bituminose e l’olio di scisto, dai quali si può estrarre petrolio, anche se con procedimenti complessi e quindi costosi (ma col petrolio sopra i 100$ potrebbe iniziare ad essere conveniente…). Lomborg cita fonti secondo le quali l’olio di scisto è 242 volte più abbondante del petrolio.
  • Energia nucleare: a parte problemi di sicurezza e scorie radioattive, la questione da affrontare è l’efficienza energetica e gli alti costi; si spera nella fusione, ma è ancora lontana (nel libro si parla del XXII secolo).
  • Energie rinnovabili: attualmente forniscono una porzione trascurabile della produzione di energia (0,6% nel 2000, dati EIA), ma è probabile che la situazione cambi. I costi del solare e dell’eolico sono calati del 94-98% negli ultimi 20 anni, e sono sul punto di diventare redditizi. La quantità di energia a disposizione è difficilmente immaginabile: ad esempio il sole irradia una quantità di energia pari a circa 7000 volte il consumo totale attuale (dati del 1997), e (tanto per dare un’idea) l’intero fabbisogno potrebbe essere soddisfatto da un impianto di celle solari che ricopra meno del 2,6% del deserto del Sahara (ossia un quadrato di meno di 500 km di lato).

Le conclusioni di Lomborg quindi sono orientate all’ottimismo: il petrolio non si sta esaurendo, e (considerando anche gli altri combustibili fossili) abbiamo ancora circa 5.000 anni (!) di energia, a livello di consumo attuale (ossia del 2001). Quindi c’è il tempo per affinare e perfezionare lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, della fusione nucleare e di chissà quale altra diavoleria riusciremo ad inventarci.

Come dicevo precedentemente, non ho le conoscenze o l’esperienza né per confutare né per confermare le tesi di Lomborg; alcune previsioni nel capitolo si sono rivelate errate, come le stime sull’andamento del prezzo del petrolio, e alcune conclusioni mi sembrano un po’ semplicistiche, in particolare sulla possibilità di utilizzare il petrolio contenuto negli scisti bituminosi. Volevo comunque mostrare una voce “fuori dal coro” che i media ci presentano quotidianamente sul baratro che ci sta aspettando.

L’idea che mi sono fatto è che siamo di fronte ad una transizione complessa, un periodo in cui bisognerà gestire una risorsa che sarà più cara e scarsa di quanto siamo abituati; ma probabilmente ce ne sarà ancora per qualche decennio, che spero (e credo) saranno sufficienti per la transizione verso fonti alternative. In questo senso, voglio sposare l’ottimismo di Lomborg, anche perché ritengo che il catastrofismo non aiuti!

Vorrei infine segnalare il blog di Giuseppe Bertoncello che, tra gli altri argomenti, tratta questo tema in maniera più approfondita ed autorevole di quanto possa fare io. Sono molto interessanti entrambi i post (questo e quest’altro) sul tema petrolio ed energia, nonché tutti i commenti (pro e contro) che si possono leggere.

Chiudo con una frase di Ahmed Zaki Yamani, ex ministro del petrolio e delle risorse naturali Saudita e uno dei fondatori dell’OPEC: “L’età della pietra non finì perchè finirono le pietre; anche l’età del petrolio giungerà a termine, ma non sarà per mancanza di petrolio”.

Ciao!