Un dato di fatto innegabile è che, negli ultimi anni, nei paesi sviluppati (Europa in testa) la crescita del mercato delle telecomunicazioni si è notevolmente ridotta, se non del tutto arrestata. Il settore delle telecomunicazioni fisse è da tempo stagnante, nonostante la diffusione della banda larga, mentre quello mobile, per anni traino dell’intero mercato, sta sempre più rallentando.
In pratica, se per il settore mobile i ricavi totali stanno ancora aumentando grazie ai “servizi a valore aggiunto” (ma la crescita sta rallentando anno su anno), per i servizi voce sia mobili sia fissi l’ARPU (i ricavi medi per utente) e l’AMPU (i margini) stanno calando.
Un’altra preoccupazione per gli operatori telefonici tradizionali viene dai clienti giovani, che abitualmente sono i primi ad adottare le nuove tecnologie e che stanno mostrando abitudini molto differenziate relativamente alle telecomunicazioni: tendono, infatti, ad utilizzare sistemi di messaggistica (IM, SMS, ecc.) per comunicare con gli amici, mentre usano il telefono (mobile e, più raramente, fisso) quasi esclusivamente per chiamare i genitori e i familiari.
I service provider devono considerare attentamente queste tendenze perché, mano a mano che questi giovani (la “generazione Internet”) crescono e diventano la principale base di utenti dei servizi di telecomunicazione, sono propensi a conservare le loro abitudini e i loro comportamenti.
In sostanza, quello che sta plasmando le abitudini e le tendenze degli utenti dei servizi di comunicazione è la cosiddetta “Internet revolution”: l’esistenza di una rete globale che potenzialmente può interconnettere ogni persona (e/o oggetto) nel mondo, la disponibilità di applicazioni e contenuti multimediali di tutti i tipi e spesso gratuiti, la possibilità per l’utente di produrre applicazioni e ogni sorta di “creazione digitale” (musica, video, immagini, ecc.) e di renderli disponibili per un pubblico virtualmente illimitato.
Il fenomeno Internet ha anche un impatto notevole sull’evoluzione a lungo termine delle reti. Tradizionalmente, le telecomunicazioni sono sempre state basate su terminali “stupidi” (es. i telefoni di casa) che fanno affidamento sull’intelligenza della rete per fornire i servizi ai clienti; da parte sua, invece, Internet è una rete “stupida”, nel senso che non ha coscienza delle applicazioni e dei servizi trasportati: il suo compito è di consegnare i pacchetti di dati in maniera efficiente da una sorgente ad una destinazione. L’intelligenza è nei terminali (vale a dire nelle sofisticate applicazioni software in esecuzione al loro interno), che sono gli unici che conoscono cosa significano i bit che ricevono e trasmettono.
Gli operatori stanno già subendo alcune conseguenze di questa rivoluzione, che si riflette nei risultati economici negativi descritti in precedenza. Il fatto che le applicazioni siano disaccoppiate dalla rete significa che qualunque “terza parte” può creare applicazioni e servizi e fornirli ai clienti (diventando così un “service provider”), anche se non ha nessun controllo della rete. Negli ultimi anni molti di questi service provider (gli “over the top”) stanno avendo un sempre maggior successo, in particolare tra gli utenti più giovani, e alcuni di questi hanno creato servizi e modelli di business del tutto nuovi. Aziende come Google, Skype, Yahoo!, YouTube, Facebook sono i nomi più importanti, ma chiunque può creare e proporre nuovi servizi e contenuti, non solo i service provider; alcuni dei servizi di maggior successo, come MySpace, Facebook o Flickr (senza dimenticare tutti i blog, come questo!), si basano proprio sul concetto di “contenuti generati dall’utente” (user-generated content), facilitando l’aggregazione degli utenti e la condivisione di foto, video, ecc.
In altre parole, quello che gli utenti Internet chiedono prima di tutto agli operatori tradizionali è un accesso ad Internet veloce, economico e disponibile dovunque ne abbiano bisogno, ma vogliono avere la possibilità di fruire i servizi desiderati da qualunque fornitore esistente: gli approcci verticali o “walled garden” (in cui gli utenti sono obbligati a fruire dei servizi e dei contenuti forniti dall’access provider o da partner da questo scelti) non sono più in sintonia con le abitudini e i desideri dei clienti.
D’altro canto, gli “over the top” non solo hanno la capacità di creare servizi innovativi, ma possono anche proporli ad un mercato globale e diffonderli sfruttando tecniche di “marketing virale” servendosi delle “social network” esistenti. In questo modo possono riversare sul mercato un gran numero di servizi in modo efficace (in termini di “time to market”, costi e target di mercato raggiungibile), anche indirizzando un gruppo di utenti relativamente piccolo.
Queste tendenze stanno perciò producendo una trasformazione nel mercato delle telecomunicazioni, per cui le telecom rischiano di ridursi a fornitori di puro accesso e trasporto IP, distinti dai fornitori di servizi.
Se queste previsioni si avverassero, le telecom non potrebbero far altro che:
- focalizzarsi sulla qualità e la soddisfazione dei clienti, cercando di mantenere la quota di mercato sui servizi voce e di accesso broadband
- razionalizzare e ottimizzare la rete tradizionale per ridurre i costi e aumentare così i margini
Questo è ovviamente lo scenario più negativo e pessimistico; c’è, infatti, ancora la possibilità di un cambiamento di rotta verso un futuro più favorevole per gli operatori europei. Questo nuovo scenario necessita di azioni concrete e incisive da parte sia dell’Unione Europea sia dei singoli enti regolatori per permettere massicci investimenti da parte degli operatori per la realizzazione di nuove infrastrutture di rete: accessi ultra-broadband (FTTx), broadband wireless (femtocelle, WiMax, LTE), evoluzione del service layer (NGN/IMS).
Quale scenario diventerà realtà? Forse nessuno dei due, anche se, vedendo il continuo posticipare degli investimenti da parte di molti operatori europei (e questa “impasse” è aggravata dalla crisi economica e finanziaria), la strada sembra portare verso l’Apocalisse…
[per approfondire queste tematiche, vi consiglio, oltre agli scritti di Chris Anderson, il report “Telecoms in Europe 2015” di IDATE e l’articolo di Alfonso Fuggetta “The Net is Flat”, tutti disponibili sulla rete]